Il soggiorno a Firenze per gli amanti dell'arte
BSJ15 – Borgo San Jacopo Room nasce come luogo di incontro tra arte e ospitalità, due delle maggiori virtù di Firenze. Alla collocazione nel quartiere più vitale e creativo della città si unisce la storia eccezionale che contraddistingue la posizione del resort.
Proprio in questa zona hanno operato due noti artisti della scena contemporanea fiorentina: Luciano Bartolini e Mario Mariotti.
Nel 1984, Mariotti ha installato nello stesso incrocio con la via Toscanella l’ironica “Madonna del puzzo”, per protestare contro l’amministrazione comunale. Negli stessi anni, l’artista americano Terry Fox ha installato il suo ultimo dente nel bugnato della facciata che appartiene all’attuale resort, in una brillante performance nascosta.
Da questo legame esclusivo con l’arte contemporanea, nasce il progetto architettonico di BSJ15, ideato da Pino Brugellis e commissionato da Gabriele Rindi. Una meta per chi ama l’arte nelle sue straordinarie espressioni e vuole vivere un’esperienza contemporanea nel capoluogo del Rinascimento.
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BSJ Art Collection: l'incontro tra resort e galleria
BSJ15 – Borgo San Jacopo Room è pensato per superare il confine tra soggiorno ed esperienza artistica. Al fascino dell’architettura trecentesca e al comfort offerto dal raffinato design degli interni, si sposa un’esclusiva collezione di arte grafica contemporanea. BSJ Art Collection racchiude le opere di alcuni degli artisti più importanti sulla scena internazionale. Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci Paolo Parisi, Remo Salvadori e Enrico Vezzi vi accompagneranno in ogni ambiente del resort con le loro creazioni grafiche. BSJ Art Collection nasce dalla collaborazione con il collettivo degli artisti di BASE/Progetti per l’arte, uno spazio creato dagli artisti per gli artisti, liberamente visitabile nella vicina via San Niccolò.
Quando l'artista bussa alla porta: ogni camera una collezione
Fin dall’ingresso in BSJ15 – Borgo San Jacopo Room, sarete accolti dall’incanto delle pareti, dove una grande quadreria richiama tutti gli artisti esposti negli interni. La perfetta integrazione tra architettura medievale e arte grafica contemporanea crea un dialogo incessante tra il passato e il presente fiorentino. Un’atmosfera che ai piani superiori culmina nell’emozione di una collezione privata per ogni stanza del resort. Ciascuna delle camere si trasforma così in un luogo elettivo, spazio mentale e intimo punto di contatto tra l’ospite e l’artista che ha dato vita alle opere.
Firenze, 1949
Marco Bagnoli
Di formazione scientifica e laureato in chimica, inizia a esporre nella seconda metà degli anni 1970. Da allora la sua presenza nel panorama artistico internazionale è costante. Sin dagli esordi, il lavoro di Marco Bagnoli si sviluppa come ricerca di una sintesi possibile fra tensione spirituale dell’arte, natura trascendente dell’immagine e rigore scientifico. Esplora e combina generi quali la scultura, la pittura e il disegno, ma soprattutto riflette su forme e materiali organizzati dall’artista secondo schemi e formule ricorrenti. Nelle sue opere, esposte nelle personali in Italia e all’estero, elementi della cultura orientale e richiami alle civiltà passate si uniscono a considerazioni filosofiche e verifiche sperimentali. Le opere di Bagnoli sono state presentate in importanti musei nazionali e internazionali. Tra le sue partecipazioni ricordiamo: Biennale di Venezia (1982, 1986, 1997), dOCUMENTA di Kassel (1982, 1992) Sonsbeek di Arnhem (1986); sue personali presso prestigiose istituzioni artistiche quali De Appel, Amsterdam (1980 e 1984), Centre d’Art Contemporain Genève (1985), Musée Saint-Pierre Art contemporain, Lyon (1987), Magasin, Centre National d’Art Contemporain, Grenoble (1991), Castello di Rivoli (1992), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (1995), IVAM, Centre del Carme, Valencia (2000), České Muzeum Výtvarných Umění, Praha (2009), Madre, Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2015); i suoi passaggi in grandi musei, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma al Centre Georges Pompidou di Parigi. Opere di Bagnoli sono nelle collezioni del MAC Lyon dal 1987, del Centro Pecci di Prato dal 1988, del Castello di Rivoli dal 1992, della Collezione Longo a Cassino dal 1994, della Fattoria di Montellori a Fucecchio dal 2011, del Garrison Art Center dal 2013 e del Magazzino Italian Art dal 2017, ambedue nello stato di New York, del Museo MADRE di Napoli dal 2016, della GAM di Torino dal 2019.
Cecina, Livorno, 1962
Massimo Bartolini
Bartolini ha partecipato a numerose esposizioni sia pubbliche che private, nazionali ed internazionali. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e nel 1993 espone nella sua prima mostra personale. Servendosi di numerosi media, si è dedicato sin dagli esordi alla progettazione di interventi in grado di trasformare lo spazio e la nostra percezione di esso. Le sue opere vivono in stretto legame con il luogo che le ospita. L’artista interviene sullo spazio in maniera del tutto antimonumentale, lo modifica, lo interpreta, lo definisce. Nei suoi lavori, Bartolini reinterpreta gli spazi con nuove forme e significati, creando ambienti inusuali e calati in un’atmosfera suggestiva. Spesso gioca con le sensazioni, i sensi e le percezioni, realizzando ambienti astratti, che coinvolgono la mente e il corpo del fruitore. Tra le sue personali ricordiamo quelle ospitate presso la Fondazione Merz di Torino nel 2017, il Museo Marino Marini di Firenze nel 2015, il MART di Rovereto nel 2014, l’Institute of Contemporary Art di Sofia nel 2010, il MAXXI di Roma nel 2008, la GAM di Torino nel 2005, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 2003, il Museu Serralves – Museu de Arte Contemporanea di Porto nel 2007, senza contare le numerose personali presso le gallerie private, prime fra tutte Massimo de Carlo, Milano e Fifth Street Gallery, Londra. Ha partecipato a diverse manifestazioni internazionali, tra cui Manifesta 4 (Francoforte, 2002), la seconda Biennale di Santa Fe (1997), la Biennale di Venezia nel 2013, 2005 e 1999, nel 2011 la Triennale di Yokohama e nel 2012 dOCUMENTA 13, Kassel.
Lucca, 1973
Vittorio Cavallini
Diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1998, comincia subito ad esporre. È tra gli artisti invitati all’XI Biennale dei giovani artisti tenuta ad Atene e a Northwest Passages, mostra organizzata dalla comunità europea con Città dell’Arte a Biella. Fin dai primi lavori basa la sua ricerca sulla natura dell’oggetto e la sua funzionalità rispetto all’ambiente in cui è esposto, trasformando e rimodellando gli oggetti di uso quotidiano in oggetti da osservare, arricchiti da nuove funzionalità. Da questo interesse, nasce un nuovo brand di design, con il quale produce ceramiche, tessuti e forniture e che presenta nel 2013 al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, in una mostra a cura di Tom Dixon. Il progetto è lanciato al Salone del Mobile di Milano come “the best new brand” dalla rivista Wallpaper e presentato alla Galleria S. Bensimon a Parigi nel 2014. Successivamente realizza le entrée per Villa Marie Vassilieff Musée du Montparnasse nel 2017 e Bétonsalon – Centre d’art et de recherche nel 2018. Esperienza significativa è “Laboratorio”, un progetto di convivenza tra artisti nel tentativo di mettere in relazione metodologie e processi di lavoro diversi, terminato nel 2012 con una mostra al Museo Macro di Roma. Tra i progetti e le conferenze: Tell me the story of all these…, Villa Vassillief, Paris (2017); The indipendent, MAXXI, Roma (2016); Vano Alto, Museo della Scienza e della Tecnologia, Milano (2013); Helicotrema, Auditorium Parco della Musica, Roma, (2013); Laboratorio, Macro museo d’arte contemporanea di Roma (2012); Les urbaines, Losanna (2011); What is a conference?, Fondazione March, Padova (2011); Noi siamo le piante-contribuire al paesaggio, Ex Breda Greenhouse, Milano (2010); Paesaggio, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2009). Dal 2008 fa parte del collettivo di Base / Progetti per l’arte di Firenze.
Firenze, 1933
Paolo Masi
Fin dagli anni Cinquanta, Masi partecipa all’elaborazione sperimentale di nuove tendenze artistiche, in profonda rottura con il passato. Una liberazione dai canoni del formalismo e di ogni tipo di accademismo perseguita con intensità e coerenza. Dalle iniziali esperienze della pittura informale e dell’astrattismo concreto, l’artista passa a un’attività complessa e diversificata sul piano tecnico-linguistico. Negli anni Sessanta, Masi partecipa a collettivi e gruppi, in una continua sperimentazione sul modo di operare e trasformare la materia. Il suo lavoro si apre di volta in volta a nuovi approfondimenti e soluzioni. Dal 1974, è cofondatore insieme a Maurizio Nannucci e Mario Mariotti di un collettivo che gestisce lo spazio no profit di Zona a Firenze, con lo scopo di diffondere esperienze artistiche nazionali e internazionali. Da questo nasce nel 2000 il collettivo Base. L’intensa attività di Masi è confermata e riconosciuta sia in Italia che all’estero. La sua intensa attività è confermata e riconosciuta sia in Italia che all’estero. Ricordiamo, tra le altre, le partecipazioni alla Biennale di Venezia (1978); alla XI Quadriennale romana (1986); alle mostre Kunstlerbücher di Francoforte e Erwitert Photographie Wiener Secession di Vienna (1980); alla mostra parigina sul libro d’artista (Centre Georges Pompidou, 1985), ad Arte in Toscana 1945-2000 (a cura di Alberto Boatto e Daniel Soutif, Palazzo Strozzi, Firenze, Palazzo Fabroni, Pistoia, 2002) e alla mostra Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980 (a cura di Marco Meneguzzo, Museo della Permanente, Milano 2007). Opere storiche dell’artista si trovano nelle collezioni del Mart di Rovereto, della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze e della Galleria d’Arte Moderna di Torino.
Firenze, 1946
Massimo Nannucci
Dagli anni Settanta, Massimo Nannucci indaga l’ambiguità concettuale nella contrapposizione Falso/Vero, Vero/Falso, Realtà/Illusione che fa parte della quotidianità urbana. Contrapposizione che si estende anche ai fiori, alla frutta, agli animali, in una trascrizione “falsa urbanizzata” della realtà contadina. Celebri i suoi Still life fotografici in bianco e nero, che ripercorrono gesti e azioni di alcuni segni iconici dell’arte degli anni Sessanta/Settanta. L’artista crea luoghi d’attesa, arcipelaghi di frammenti di stanze, contesti ibridi nelle forme e nelle epoche, smontati e rimontati, diffusi in punti scelti di percorsi possibili tra un luogo ed un altro. Nannucci espone e tiene personali sia in Italia che all’estero: galleria Schema di Firenze nel ‘73, Masnata di Genova e Multipla di Milano nel ’74, Kunstverein di Colonia, Moderna Museet di Stoccolma. Viene invitato alla Biennale di Venezia del ‘78, dove espone la serie di lavori fotografici Mimetizzazioni. Nei primi anni Ottanta Peter Weiermair cura una sua retrospettiva al Forum für aktuelle Kunst di Innsbruck (1981) ed è anche invitato alle Biennali di San Paulo (1981), di Parigi (1982), alla XI Quadriennale romana (1986) e al PAC di Milano. Nel 1993 espone a Nizza a Villa Arson. Dal 1998 è tra i promotori, a Firenze, dell’associazione culturale non profit Base / Progetti per l’arte. Tra le altre sue partecipazioni ricordiamo: Percorsi 2001, Villa la Selva, Ponte a Elsa; Continuità: arte in Toscana 1968-1989, Palazzo Fabroni, Pistoia, 2002; Cinema d’artista in Toscana: 1964-1980, Centro per l’arte contemporanea, Luigi Pecci, Prato, 2004; The Gesture: a visual library in progress, Quarter, Centro Produzione, Firenze, 2005; Waiting Rooms, Cango, Firenze, 2006; La Specola Museo di Storia Naturale, Firenze, 2006.
Firenze, 1939
Maurizio Nannucci
Sin dalla metà degli anni Sessanta, l’artista esplora il rapporto tra linguaggio, scrittura e immagine. Ne nascono inedite proposte concettuali, caratterizzate dall’utilizzo di media diversi: neon, fotografia, video, suono, edizioni e libri d’artista. Con un approccio interdisciplinare alle pratiche artistiche, avvia una rete di dialogo tra arte, poesia e architettura. Nel 1967, le prime “scritte” al neon apportano al suo lavoro una nuova dimensione di significati in relazione allo spazio. Con le sue installazioni luminose, l’artista situa le immagini-parole in un circuito fluido che attraversa il colore, il segno e il significato. Dal 1974 al 1985 promuove le attività di Zona non-profit art space a Firenze e nel 1998 è tra i fondatori di Base / Progetti per l’arte. Maurizio Nannucci è fondatore di Zona Archives, Recorthings ed Exempla editions. Nei primi anni Novanta avvia collaborazioni con architetti come Fritz Auer, Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Mario Botta, Nicolas Grimshaw e Stephan Braunfels. Nel 2015 il MAXXI di Roma gli dedica una grande antologica, preceduta dalle più recenti mostre personali a: Museion, Bolzano (2015), Musée d’art moderne et contemporain, Saint-Étienne (2012), Galleria degli Uffizi, Firenze (2010), Palazzo della Triennale, Milano (2006), Altes Museum, Berlino (2005), MAMCO, Ginevra (1999). Le sue opere sono presentate in oltre trecento tra musei e gallerie e fanno parte di collezioni internazionali come: Fondazione Peggy Guggenheim, Venezia; Städtische Galerie im Lenbachhaus, München; Berliner Museen, Berlino; Museum of Fine Arts, Boston; The Parkview Museum, Singapore; Cnap, Centre National des Arts Plastiques, Parigi & Metz. Maurizio Nannucci è più volte invitato alle Biennali d’Arte e di Architettura di Venezia (2011, 2000, 1995, 1990, 1978, 1969), a Documenta di Kassel (1987, 1977), alle Biennali di San Paolo (1981), Sydney (1990, 1982), Istanbul (1995) e Valencia (2003).
Catania, 1965
Paolo Parisi
Dal 1993, Parisi affianca l’attività artistica a quella didattica, presso le Accademie di Belle Arti e attraverso numerose conferenze, workshop e lectures tenute in tutto il mondo. Dall’interesse per un’esperienza condivisa dell’arte nasce anche la partecipazione alla fondazione dello spazio no-profit Base / Progetti per l’arte di Firenze. Uno spazio che opera una riflessione sul ruolo dell’arte contemporanea nella società attuale e sulle modalità di auto.determinazione al di fuori delle coercizioni imposte dal mercato dell’arte e dal suo sistema. Aspetti fondamentali dell’opera di Parisi sono l’esperienza dell’arte come pratica cognitiva e la variazione della percezione, legata al cambiamento del proprio punto di vista. Il lavoro dell’artista riflette sulla pittura e sulle relazioni che essa può instaurare con ciò che le sta intorno. La fruizione dell’opera diventa così un’esperienza fisica che permette di stabilire nuove relazioni tra contenuto e contenitore. Dal 1991 il suo lavoro è stato esposto presso spazi pubblici e privati sia in Italia che all’estero: Museo Novecento, Firenze (2019); M.A.C.R.O., Roma (2017, 2009); Fuori Uso, Pescara (2016); MSU, Zagreb (2015); Klaipêda Culture Communication Center, Klaipêda 2013; Cneai, Île Des Impressionistes, Chatou, Paris (2013); Galleria Astuni, Bologna (2013); Fondazione Brodbeck, Catania (2010, 2011); Fondazione Menegaz, Castelbasso (2011); Museo d’arte Contemporanea Palazzo Riso, Palermo (2010, 2014); Städtische Galerie im Lenbachhaus / Kunstbau, München (2006, 2002); Museo Pecci, Prato (2006, 2008); XIV Biennale Internazionale di Scultura, Carrara (2010); White House, Singapore (2008); Korean Design Center, Seul (2008); Galleria Civica Montevergini, Siracusa (2007); Orto Botanico dell’Università di Parma (2007); Museum of Fine Arts, Hanoi (2007); Marella Gallery, Beijing (2007); Istituto Italiano di Cultura, Tokio (2007); Palazzo Cavour, Torino (2006); Quarter, Firenze (2004); Palazzo Fabroni, Pistoia (2004, 2001).
Cerreto Guidi, Firenze, 1947
Remo Salvadori
Salvadori si afferma come esponente di una generazione successiva all’Arte Povera e al Concettualismo. La sua opera nasce sempre come volontà di percepire, ponendosi in relazione con la «sonorità» interiore dello spazio in cui viene creata. Per Salvadori, la creazione “è un percorso da fare con mente, cuore e membra, in direzione di un desiderio di consapevolezza, quasi fosse un’ascensione e l’ascendere è anche un vedersi”. L’arte è intesa come una comunione di opposti. Le opere dell’artista si fondano sulla dialettica, concettuale e formale, fra interno ed esterno, unicità e molteplicità, spiritualità e materia. In molte sculture e installazioni ricorrono forme geometriche interpretate come simboli. Dal quadrato, indice della dimensione terrestre, al cerchio, metafora delle geometrie celesti. Tutto il suo lavoro verte sull’idea di superamento dei principi di opposizione, per giungere a una percezione più profonda della realtà. Remo Salvadori ha esposto presso gallerie private come Lucio Amelio a Napoli (1978), Salvatore Ala a Milano e New York (1980 e 1982), Mario Pironi a Roma (1981, 1985 e ’86), Christian Stein, Milano (1988, 1999, 2005, 2017) Building, Milano (2017). Ha tenuto mostre antologiche presso istituzioni come l’Art Gallery of Ontario, Toronto, nel 1987; Le Magasin, Grenoble e il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1991, il Museo Pecci di Prato nel 1997; la Fondazione Querini Stampalia a Venezia nel 2005, il MAXXI di Roma nel 2012. È stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1982, 1986, 1993 e a Documenta a Kassel nel 1982 e 1992. Fra le mostre collettive a cui ha partecipato ricordiamo Chambres d’amis a Gent nel 1986, la mostra inaugurale del Museo Mori di Tokyo nel 2003 e Ytalia al Forte del Belvedere a Firenze nel 2017.
San Miniato, Pisa, 1979
Enrico Vezzi
Vezzi si è Laureato in Psicologia all’Università degli Studi di Firenze nel 2005. Fin dal suo esordio, concepisce l’arte come un mezzo per stimolare nuove riflessioni sul rapporto tra natura, storia collettiva e memoria personale. Le sue opere sono sempre la traccia di un tentativo di relazione tra la memoria storica e i luoghi a questa connessi. Ogni suo progetto è una testimonianza del processo stesso con cui l’opera si manifesta, con cui tenta di stimolare e formare un dialogo teso al cambiamento. Vezzi è stato inserito dalla rivista Class tra i dieci giovani artisti italiani su cui investire. Il suo lavoro è stato protagonista di progetti collettivi e personali in spazi istituzionali in Italia e all’estero: Srisa Gallery, Firenze (2018); Centrale Fies, Trento (2016); Palazzo Grassi, Venezia (2017); Meštrovićev paviljon, Zagabria (2017); Gallerie SeeStudio, Paris (2015); Parco della Musica, Roma (2013); Museo di Villa Croce, Genova (2012); Palazzo Moroni, Padova (2011); Galleria Contemporaneo, Mestre (2010); CCCStrozzina, Firenze (2009); Galleria Riccardo Crespi, Milano (2008); 26cc, Roma (2008); Galleria Vianuova, Firenze (2008); Galleria Civica, Trento (2006); Padiglione Italia, Venezia (2004). In parallelo alla sua attività espositiva ha condotto laboratori, lezioni e conferenze in collaborazione con: AAA di Brussels, Radar di Loughbourough, Fabrica de Pensule di Cluj-Napoca, Careof di Milano, Bevilacqua La Masa di Venezia, Fondazione Fotografia di Modena, Neon Campobase di Bologna, Museo MIC di Faenza, Museo Villa Croce di Genova. Il suo lavoro è stato presentato su riviste di settore, tra le quali ricordiamo: Flash Art, Arte Mondadori, Artribune, Exibart, ArtKey, Arte e Critica, Artext, Domus e su pubblicazioni: La Fine del Nuovo / Neo edizioni, Non di sola arte / Fondazione Giovanni Agnelli editore, Oltre l’Estetica / Meltemi editore, Emerging Talents 2009 / CCCStrozzina edizioni, Laboratorio Italia / Johan & Levi editore. Dal 2008 è parte attiva del collettivo di Base / Progetti per l’arte di Firenze.